Variazioni belliche

 

Non da vicino ti guarderò in faccia, né da
quella lontana piega della collina tu chiami
tua bruciata esperienza. Colmo di rimpianto tu
cotinui a vivere, io brucio in un ardore che non
può sorridersi. E le gioconde terrazze dell'invernale
rissa di vento, grandine, e soffio di mista primavera
solcheranno il suolo della loro riga cruente. Io
intanto guarderò te piangere, per i valli
del tuo istante non goduto, la preghiera getta tutto
nelle sozze lavanderie di chi fugge: prega tu: sarcastica
ti livello al suolo raso della rosa città di cui
tu conosci solo il risparmiato ardore che la tua viltà
scambiò.

 

Se l'anima perde il suo dono allora perde terreno, se l'inferno
è una cosa certa, allora l'Abissinia della mia anima rinasce.
Se l'alba decide di morire, allora il fiume delle nostre
lacrime si allarga, e la voce di Dio rimane contemplata.
Se l'anima è la ritrorsia dei sensi, allora l'amore è una
scienza che cade al primo venuto. Se l'anima vende il suo
bagaglio allora l'inchiostro è un paradiso. Se l'anima
scende dal suo gradino, la terra muore.

Io contemplo gli uccelli che cantano ma la mia anima è
triste come il soldato in guerra.

 

Per la tua pelle olivastra per la tua mascella cadente
per le tue virginee denta per il tuo pelo bruno per il
tuo amore impossibile per il tuo sangue olivastro e la
mascella inferiore cadente per l'amministrazione dei beni
che non consiglia altre armonie, per l'amore e per il mistero
per la tua voracità e per la mia per il tuo sondare impossibile
abissi  per la mia mania di grandezza per il tuo irrobustire
per la mia debolezza per il tuo cadere e risollevarti
sempre si chiamerà chimera il breve viaggio fatto alle
stelle.

 

Perchè non spero tornare giammai nella città delle bellezze
eccomi di ritorno in me stessa. Perchè non spero mai ritrovare
me stessa, eccomi di ritorno fra delle mura. Le mura pesanti
e ignare rinchiudono il prigionero.

 

Tutto il mondo è vedovo se è vero che tu cammini ancora
tutto il mondo è vedovo se è vero! Tutto il mondo
è vero se è vero che tu cammini ancora, tutto il
mondo è vedovo se tu non muori! Tutto il mondo
è mio se è vero che tu non sei vivo ma solo
una lanterna per i miei occhi obliqui. Cieca rimasi
dalla tua nascita e l'importanza del nuovo giorno
non è che notte per la tua distanza. Cieca sono
chè tu cammini ancora! cieca sono che tu cammini
e il mondo è vedovo e il mondo è cieco se tu cammini
ancora aggrappato ai miei occhi celestiali

 

Impromptu

Creandoselo, il futuro, in maniera
congeniosa, lo ripulì dal vuoto
orrore d'un vuoto traditore, che
s'era finto travaso d'una verità
eterna, che se non parte io non

posso restare tra i vivi non la
miccia o minaccia che voi
mi sognavate, ma invece mite prete
di mite, piccola, borhesia in
lutto, mentre tutto, rassomiglia
a questo pianto in lutto.

 

e durevole fu l'estate in questo
campo in lutto, mentre il giallo
non era che il grigio-giallo dipinto
come nella terra e irreale colore
prendeva perfino il piacere di

stare lì steso su terra. Quando
con ginocchi non più piegati per
malinconia raggiunsi il giocolare
campo d'erba fiato e grano in
abbondanza è quasi, come s'avessi
io dipinto quel campo, che tutti
credono pace e infatti è vinta.

Corre sul filo la notizia o è
solo mio, il campo, il grano,
la terra nascosta dai turchi o
sono i steli che fina parola

còlta m'spirano realtà vagabondando
d'un ostello all'atro

 

Documento

proprio prima di dover partire scrissi
perciò voltando il dorso alla promessa
cose molte belle che solo tu con la
tua faccia infantile da ragazzo costretto
ad esser fiero puoi indicarmi.

Sì, scrissi finalmente cose belle, tutte
per te - non v'era pubblico più disattento.

 

Ossigeno nelle mie tende, sei tu, a
graffiare la mia porta d'entrata, a
guarire il mio misterioso non andare
non potere andare in alcun modo con
gli altri. Come fai? Mi sorvergli e
nel passo che ci congiunge v'è soprattutto
quintessenza di Dio; il suo farneticare
se non proprio amore qualcosa di più
grande: il tuo corpo la tua mente e
i tuoi muscoli tutti affaticati: da
un messaggio che restò lì nel vuoto
come se ad ombra non portasse messaggio
augurale l'inquilino che sono io: tua
figlia, in una foresta pietrificata.

 

Tu non ricordi le mie dorate spiagge, se come penso
infesto ti sporgi dalla balconata, senza vedere
alcunché fuori della tua mente, che scrive difficilmente
cose belle. Altrimenti ad ogni raffica di vento
saresti là, all'impiccagione, ricco dei tuoi sostrati
così ricchi di metafore.

E poi vedi il cielo blu, colorandosi a tuo dispetto
che sporge anch'esso, assistendoti, attendendoti
mentre con la musa fai ricamo, altre piccole astuzie
o il naugrafare. Ed è dolce il naufragare in questo
sonno così spiritato, ed è dolce il non pensare
altro che la mania di vedere, toccare, sentire
odorare il tuo riposo pieno.

 

Poi tocchi il piede, lo riversi sull'olfato, lo
prendi in mano e t'avvicini, ad un segno sul segmento
che spunta tra le rocce, che coprendoti le case
fanno roccaforte, al tuo piccolo paese, che si trastulla
innocentemente quasi, tanto hai allevato il toro.

E lo spingi, il piede, ad una porta aperta, e dài
il benvenuto alle signore (al maschio non gli dài
la mano). e poi ti ridiscendi, lungo piazzali nudi
lungo terre di nesuno, vicoli allargati per la
pioggia, che tu non vedi tanto è secco il cielo
incustodito scendi ancora ti riaccompagna l'ora
che pe miscela della sorte e del tuo far di ogni
singulto un'esistenza in più.